Papalagi

Per i bianchi è una malattia
COSÌ UN POLINESIANO RACCONTÒ LA NOSTRA FRETTA

Tuiavii, un capo indigeno delle Isole Samoa, compì agli inizi del secolo un viaggio in Europa
e al ritorno nella sua isola raccontò al suo popolo come viveva il Papalagi, l’uomo bianco.
Da questi racconti, trascritti dal tedesco Erich Scheuermann e pubblicati in Italia da “Stampa alternativa”,
è tratto il brano dedicato al tempo qui riportato.

Il Papalagi è sempre scontento del tempo che ha a disposizione, e accusa il Grande Spirito di non avergliene dato di più. Bestemmia contro Dio e la sua grande saggezza dividendo e ridividendo ogni nuovo giorno secondo un piano preciso. Lo spezza proprio come si farebbe con una noce di cocco… Tutte le parti hanno un nome preciso: secondi, minuti, ore…..
Dico che questa [l’ansia del tempo che passa] deve essere una malattia, perché, se anche il bianco ha voglia di fare qualcosa che in cuor suo desidera, per esempio stare al sole oppure amare la sua ragazza, guasta quasi sempre il suo piacere fissandosi sul pensiero: “Non mi rimane tempo per essere contento”.
Ci sono Papalagi che sostengono di non avere mai tempo. Corrono freneticamente qua e là… e ovunque vadano fanno del male… perché hanno perso il loro tempo… La maggior parte di loro corrono attraverso la vita come un sasso che sia stato lanciato…
Dobbiamo liberare il povero, il confuso Papalagi dalla follia, dobbiamo distruggergli la sua piccola macchina del tempo rotonda [l’orologio] e annunciargli che dall’alba al tramonto c’è molto più tempo di quanto un uomo possa avere bisogno.

dal “Corriere della Sera”


© 2002, Dr. Stefano Gorini

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