Arriva il fratellino. Come ci prepariamo?

Quando arriva un fratellino è importante considerare l’età del primo figlio, per potergli parlare nel modo più adeguato tenendo conto sia delle sue capacità, sia del momento dello sviluppo in cui si trova.

Da dove partire: un po’ di teoria e qualche “dritta”

Tra i due e i tre anni il bambino vive la fase dell’egocentrismo, come affermava Piaget, quindi può vivere l’arrivo del nuovo bimbo come una “minaccia”. Non sa che cosa lo aspetta, quello che è certo è che non ci sarà solo più lui a godersi i genitori, ma che li dovrà dividere con il nuovo arrivato. Da dove iniziare?
Durante la gravidanza si può rendere il bambino partecipe del cambiamento pian piano, creando momenti di dialogo esclusivi che possano in qualche modo nutrire la sua curiosità.
Un esempio di dialogo con bambini dai 3-7 anni:
“Dov’è il bambino prima di nascere?”
“Ogni cucciolo è dentro alla pancia della sua mamma perché è un nido caldo e sicuro. Questa culla si chiama utero è una culla morbida in cui il bambino cresce giorno dopo giorno per nove mesi. In questa culla che la mamma ha nella pancia il bimbo è avvolto da un liquido tiepido in cui può muoversi e sentire il battito del cuore della mamma che gli fa da ninna-nanna”.
“Come fa a mangiare e respirare?”
“Non mangia con la bocca come facciamo noi: riceve il cibo e l’aria attraverso un tubicino lungo e morbido dal suo pancino a quello della mamma. Questo tubicino si chiama cordone ombelicale”.
“Cosa fa nella pancia? Sente, si muove?”
“Certamente, inizia a muoversi bene dai quattro mesi, si succhia il pollice, si mette in bocca i piedini e gioca con le manine. Se gli parliamo lui ci sente, dai sei mesi un bimbo dimostra di reagire alle voce di chi è vicino a lui, così come alla musica. Sente i suoni, sente anche la tua voce e le tue grida che a volte lo fanno sobbalzare, e assapora i gusti del cibo che mangia la mamma”.
“E quando nasce?”
“Quando il bimbo è pronto manda dei messaggi alla mamma che va in ospedale dove c’è un dottore che lo aiuta a nascere. Dopo la nascita il cordone ombelicale non serve più, e il bimbo respira come noi. Vedi quel nodino che hai nella pancia? Lì c’era il tuo cordone ombelicale come il fratellino anche tu facevi tutte quelle cose nella pancia”.
È utile spiegare al bambino com’è stata la sua storia, per renderlo comunque “protagonista”. I bambini fanno molte domande e viaggiano con la fantasia soprattutto nella fascia di età tra i 3- 6 anni in cui il confine tra realtà e fantasia è molto confuso e non ancora ben delineato. Creare una buona comunicazione significa rinforzare la relazione, è bene dare spazio ai grandi dialoghi su dov’era prima di arrivare; la sua vita nella pancia; come mangiava, quando dormiva, quando calciava; le cose che ha fatto con la mamma quando era nel pancione (per esempio, andare in piscina a nuotare) e certamente rispolverare le foto della prima gravidanza.

Ciuccio, pannolino e regressioni del bambino

Un momento critico per il primogenito sarà il parto, quando la mamma se ne va di casa, “lo lascia” ed entra in ospedale.
Altri momenti critici saranno le poppate e le attenzioni che vengono rivolte al piccolino. Ma il dubbio che aleggia nella mente di molti primogeniti già durante la gravidanza è “forse il babbo e la mamma hanno voluto un altro bimbo perché io non gli piaccio?”, “il fratellino dopo prenderà i miei giocattoli?…”
E’ bene quindi che il bambino sia informato e reso partecipe di quello che sta avvenendo senza tuttavia ossessionarlo inutilmente per il timore che si senta messo in disparte. La famiglia dovrà riorganizzarsi negli spazi fisici e mentali, per accogliere questo nuovo bambino:
“Pensavamo che sarà bello riaprire il tuo lettino: tu ci sei stato così bene, lo metteremo nella cameretta così starete vicini ”… oppure “Ti va di preparare insieme la cameretta piccola? Possiamo sistemare i vestitini nei cassetti, guarda questa tutina era la tua hai visto come eri piccolo?”.
Non forzare troppo il bambino se non vuole partecipare, va bene lo stesso, ha bisogno dei suoi tempi per elaborare il cambiamento.
Se il primogenito si trova nella fascia di età fra i 2-3 anni sono possibili regressioni in concomitanza alla nascita del fratellino come un ritorno al pannolino tolto da mesi, difficoltà nel sonno, maggiore attaccamento o la richiesta del ciuccio. Sono piccole regressioni che gli servono per affrontare il “nuovo cambiamento” e che cesseranno spontaneamente nel momento in cui sentirà che tutto si è assestato.
Brazelton le definisce touchpoints, momenti di passaggio in cui il bambino regredisce per poter fare quel balzo in avanti, funzionali alla crescita.
Il ciuccio spesso torna, se il bambino è sotto i tre anni lo si può concedere ancora “a richiesta” ma sempre per brevi periodi, se invece ha già sui quattro anni, è meglio rispondere al suo disagio donandogli attenzione ma non il ciuccio, ormai “fuori limite”.

Care, vecchie, abitudini… e altro ancora

Il bambino ha bisogno di mantenere le sue abitudini, durante la gravidanza e dopo la nascita del fratellino: come leggere favole con la mamma, o ancora andare col babbo a fare una passeggiata ecc… Ha bisogno di fare le “solite cose” che gli danno sicurezza.
Durante la gravidanza, molte mamme raccontano che il loro bambino tende a non fare attenzione alla pancia dandole dei calci per gioco o nella normale interazione. Non lo rimproverate dicendo “così fai male al fratellino” perché lo si fa sentire in colpa ed escluso, ma semplicemente dite “la pancia è un punto delicato fai attenzione ai calcetti, non facciamoci male ok?”, è più generico e responsabilizza senza sensi di colpa.
Per concludere non dimenticate che tra gli strumenti utili alle mamme ed ai papà è consigliata la lettura di favole come supporto pedagogico.

Dott.ssa Silvia Tonelli
Psicologa-Psicoterapeuta, Rimini


Bibliografia
A.O. Ferraris “Le domande dei bambini” 2003, BUR Biblioteca Univ.Rizzoli,
Brazelton T. Berry, Sparrow Joshua D., “Il tuo bambino e… il vasino” 2004, Cortina Raffaello
Oliverio Ferraris Anna, “Non solo amore. I bisogni psicologici dei bambini” 2005, Giunti Demetra


© 2009, Dr. Stefano Gorini

This entry was posted in Suggerimenti per i genitori. Bookmark the permalink.