
AIUTIAMO I RAGAZZI DELUSI E DI POCHE SPERANZE
Si dice che un giovane è “una speranza” se all’inizio di una attività sportiva o artistica rivela buone doti. Un tempo si diceva di un giovane promettente e ambizioso che era “di belle speranze”. Genitori e insegnanti, infatti, auspicano che figli e allievi coltivino la speranza, poiché conoscono le terribili conseguenze che può avere nella mente di un adolescente la morte della speranza di realizzare il proprio desiderio e di dimostrare il proprio talento: ne derivano l’insostenibile depressione adolescenziale, le rabbie croniche e il desiderio di vendetta.
Possedere la speranza durante l’adolescenza è, quindi, un bene essenziale: esprime le buone relazioni che il giovane intrattiene con il progetto futuro e la fiducia di essere in grado di realizzarlo. Per entrare in possesso di questo requisito è necessario che l’adolescente non sia posseduto dalla colpa, che si senta buono; ciò dipende dalla qualità della relazione che è riuscito ad instaurare con i genitori e con le loro immagini interne. Se è riuscito a rendersi autonomo salvando la gratitudine nei loro confronti è più facile che riesca a coltivare stabilmente la speranza. Bisogna però che sia anche riuscito a realizzare i propri compiti di sviluppo senza trovare eccessivi rimpianti per lo splendore dell’infanzia, che sappia rivendicare la propria identità sessuata con orgoglio, che sia entrato in possesso di ideali condivisi con gli amici e che abbia potuto godere di qualche forma di riconoscimento sociale da parte dei coetanei e degli adulti significativi. Ciò rende possibile trasferire sulla comunità sociale nella quale si appresta ad entrare sentimenti di possibile cooperazione; la certezza di non essere atteso e previsto dagli adulti che detengono il potere favorisce la resa o l’inizio delle ostilità. Su questo sfondo affettivo nasce e si sviluppa il progetto futuro, il sentimento della chiamata a ricoprire un ruolo, ad esercitare un’arte o un mestiere. L’adolescente conclude così la sua rocambolesca rincorsa verso la definizione della propria identità e si appresta ad assolvere ai nuovi doveri in vista della realizzazione della propria vocazione. Nelle fasi della crescita in cui tutto congiura a smentire il valore della speranza, gli adulti possono sperare al posto dei ragazzi: oggi è forse l’esercizio più difficile per un genitore, ma è assolutamente necessario che qualcuno attorno a ragazzo deluso tenga in vita la speranza che esista un varco per uscire dal labirinto della crescita apparentemente senza sbocchi verso il lavoro ed il potere adulto.
Gustavo Pietropolli Charmet
Psicologia Dinamica, Università di Milano
da “Corriere Salute”, Settimanale del “ Corriere della Sera”
© 2002, Dr. Stefano Gorini