Il ruolo del padre

CHI È VERAMENTE IL PADRE?
Quali sono i suoi compiti specifici? Cosa succede quando non vengono compresi (il più delle volte dai padri stessi) e adeguatamente assolti? Insomma, come si esercita al meglio il mestiere di padre?

Aprire gli occhi del bambino sulla realtà in tutti i suoi aspetti, anche quelli meno gradevoli, introdurre i figli alla complessità del mondo reale, molto più ricco e interessante di quello fantastico, anche se a volte drammatico, è il mestiere del padre.
Per svolgere appieno il suo ruolo nell’educazione dei figli il padre deve essere una figura che rimanda al senso e al significato dell’esistenza, al suo scopo e alle domande più impegnative sulla vita. Fare fronte a questo compito può portare il padre a fornire risposte diverse (anche se preferibilmente non in conflitto) rispetto a quelle provenienti dal mondo femminile. La funzione principale del padre non può che essere quella di aiutare i figli ad “essere se stessi”. È questo il nucleo profondo dell’autostima, quella consapevolezza del valore di sé e del progetto di vita di cui possiamo essere artefici e protagonisti, che consentirà ai figli di superare le prove più dure. L’autostima si coltiva nel rapporto affettivo padre-figlio, che non teme di ricorrere alla sanzione di fronte alle trasgressioni; la posta in gioco é troppo alta per lasciar correre, in nome del quieto vivere. Non è possibile trasmettere il senso del proprio valore senza mostrare anche che esso ha un prezzo: più siamo disposti a pagare (in termini di impegno, e rigore), più quello sale. Al figlio maschio un padre che svolga il proprio ruolo deve mostrare (anche attraverso il proprio esempio), che la vita inevitabilmente lo ferirà, ma che il suo valore emergerà e crescerà attraverso la capacità di affrontare e reagire a queste ferite. L’amore nel rapporto padre-figlio si colora così, fatalmente, di aggressività (il figlio non ha nessuna voglia di accettare la ferita) e di ribellione al padre. È molto duro per entrambi, ma é necessario che accada. Per il figlio maschio il padre è un modello, è colui che lo inizia al mondo degli uomini, oltre che il rappresentante della società, dell’autorità e della norma, ruolo quest’ ultimo che svolge anche nei confronti delle bambine.
Con la figlia la funzione specifica della figura paterna si colora di contenuti e tonalità particolari. La funzione paterna di informazione sul mondo e trasmissione di valori e orientamenti morali per muoversi al suo interno con dignità ed equilibrio, si esercita con la bambina in modo profondamente diverso che col maschio; un modo meno esplicito e più sottile. Mentre la madre le insegna il femminile senso della vita e della sua conservazione, l’insegnamento che il padre trasmette alla figlia é piuttosto quello di avvicinare e curare le ferite del mondo. Ella, scoprendo che c’é anche il male, influenzata dal prestigio del padre “giusto”, scoprirà la grandezza, ma anche il piacere, di fare il bene.
La prima ferita che il padre porta su di sé, e provoca al figlio, è la separazione dalla madre, con cui il bimbo vive in simbiosi dal concepimento in poi. Se la separazione non avviene correttamente, l’individuo rischia di rimanere per tutta la vita un bimbo che piange l’oggetto amato (la madre) da cui è stato separato e ne ricerca, in una sterile richiesta narcisistica, lo sguardo di approvazione. È per questo che, in tutte le culture, la separazione del figlio dalla madre è un evento centrale non solo per la vita del figlio ma per l’intera comunità…

CLAUDIO RISÉ, psicanalista,
docente di Sociologia dei processi culturali e delle comunicazioni all’Università dell’Insubria (Varese)


© 2004, Dr. Stefano Gorini

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