La gelosia del fratellino

Come nasce la gelosia?

“Quando mi regalate un fratellino?”: è una richiesta che spesso i bambini fanno ai genitori, anche in modo molto insistente, come se chiedessero loro un giocattolo nuovo. “Avere un bambino” tutto per sé fa parte dei desideri infantili: come un bambolotto più straordinario di qualsiasi giocattolo, perché è vivo, proprio come loro. Ma non appena il fratellino nasce scoppia la gelosia. Il bambino si trova di fronte ad una duplice, amara delusione poiché il fratellino non appartiene a lui, ma ai genitori, e soprattutto alla mamma che non se ne stacca mai. Non è un piccolo amico con cui giocare come desiderava (o almeno non ancora): è un estraneo, un intruso, un rivale che prende il suo posto fra le braccia della mamma. Così nasce la gelosia, accompagnata dalla più antica delle paure, l’angoscia dell’abbandono, del rifiuto, dell’esclusione, che prende corpo nella figura di un rivale, ossia del “nuovo arrivato”.
In pratica, il bambino sente minacciato tutto il suo mondo.

Gelosia e aggressività

La ricerca ha dimostrato che i primogeniti appartenenti alla fascia di età tra i due ed i cinque anni hanno reazioni particolarmente forti alla nascita di un fratellino.
Quando la gelosia scoppia, l’aggressività del bambino assume varie forme:

    • Un’aggressività verbale, caratterizzata da una piccola antologia di frasi molto forti: “Come è brutto, piange sempre, è rosso come un pomodoro!” oppure “Perché non lo diamo alla zia..?” .
    • Un’aggressività fisica, dove non mancano effusioni di affetto mascherate da una gelosia “distruttiva”, che irrompe non appena la mamma gli cede per qualche istante il fratellino. In questi casi, il bambino lo prende, lo stringe, gli si butta addosso fisicamente.
    • Un’aggressività silente o nascosta, per cui il bambino non dice niente, tende ad isolarsi, si mette in un angolo ad osservare la mamma che allatta il fratellino. Attenzione però: tale silenzio può essere più minaccioso di qualsiasi altra parola o gesto….. perché dopo averlo tanto desiderato ora lo vorrebbe, in modo più o meno inconscio, far scomparire.
    • Un comportamento regressivo, che il bambino può adottare come difesa ulteriore per cui, ad esempio, chiede e “vuole” il ciuccio che non usava più da tempo, si succhia il pollice, bagna il letto. Esprime il desiderio inconscio di tornare piccolo per riappropriarsi dell’amore della mamma, di quel rapporto privilegiato che aveva con lei.

Cosa si può fare?

    • In gravidanza
      Prima ancora che nasca il fratellino o che si accorga lui stesso che la mamma è incinta, è meglio informarlo di ciò che sta avvenendo, e rispondere alle sue domande sulla nascita e sul sesso. Potrà così seguire la trasformazione della madre nel corso della gravidanza per vederla poi ritornare come prima: un’esperienza che da al bambino la certezza che qualsiasi cambiamento avvenga, tutto si riassesterà.
    • Dopo la nascita
      Bastano piccoli accorgimenti per dare al bambino la necessaria attenzione della mamma. È utile dare a lui importanza chiedendogli qualche piccolo aiuto, scambiando piccole impressioni, ricordando quanto è bravo ad avere fatto quella cosa “per” e “con” la mamma. Non bisogna dimenticare l’estrema importanza che ha il padre in tutto questo. Egli può mediare tra la mamma e il bambino, ad esempio portandolo a “fare delle cose insieme”.
    • Se il bambino diventa molto aggressivo
      È giusto proteggere il piccolo neonato dall’aggressività, palese o nascosta, sempre presente nella gelosia che ogni bambino prova per il fratellino. Ma senza sgridare o punire il “piccolo Otello” : non si farebbe che renderlo più geloso. Lo si indurrebbe a reprimere le sue pulsioni aggressive. Mentre è importante che possa esprimerle apertamente, sia verbalmente, sia nel gioco, piuttosto che nel disegno, senza sentirsi in colpa. Diamogli limiti, non punizioni. Lasciamogli dire le sue frasi terribili, e maltrattare in pace il suo orsacchiotto: l’importante è che non maltratti il fratellino che è inerme ed indifeso. La gelosia non è una colpa da punire, né un difetto da correggere: anche se il bambino la manifesta in modo molto infantile, spesso paradossale, è una ferita che brucia e lo fa soffrire, con una intensità simile a quella di un adulto.

Dott.ssa SILVIA TONELLI
psicologa, Rimini


Bibliografia
Veggetti Finzi, A piccoli passi, Mondadori, 1994
Asha Phillips, I no che aiutano a crescere, Feltrinelli 1999


© 2004, Dr. Stefano Gorini

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